La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

All’udienza generale di mercoledì 22 giugno (l’ultima prima della pausa estiva) la parabola del lebbroso purificato da Gesù per la sua fede, offre al Pontefice l’occasione  per lanciare un appello contro l’esclusione: “toccare il povero può purificarci dall’ipocrisia”. Poi il riferimento ai rifugiati: un gruppo proveniente dall’Africa che siede insolitamente ai suoi piedi che “sono nostri fratelli”.
Il lebbroso rivolge a Gesù una richiesta di “risanamento nel corpo e nell’anima”. Egli “riconosce la potenza di Gesù: è sicuro che abbia il potere di sanarlo e che tutto dipenda dalla sua volontà. Questa fede è la forza che gli ha permesso di rompere ogni convenzione e di cercare l’incontro con Gesù e, inginocchiandosi davanti a Lui, lo chiama ‘Signore’. La supplica del lebbroso mostra che quando ci presentiamo a Gesù non è necessario fare lunghi discorsi. Bastano poche parole, purché accompagnate dalla piena fiducia nella sua onnipotenza e nella sua bontà. Affidarci alla volontà di Dio significa infatti rimetterci alla sua infinita misericordia”.
Il Papa ha chiesto allora ad ognuno di fare a Gesù la stessa preghiera del lebbroso, confidando: “la sera, prima di andare a letto, io prego questa breve preghiera: ‘Signore, se vuoi, puoi purificarmi!’. E prego cinque ‘Padre nostro’, uno per ogni piaga di Gesù, perché Gesù ci ha purificato con le piaghe. Ma se questo lo faccio io, potete farlo voi anche, a casa vostra, e dire: ‘Signore, se vuoi, puoi purificarmi!’ e pensare alle piaghe di Gesù e dire un ‘Padre nostro’ per ognuna. E Gesù ci ascolta sempre”.
Il racconto evangelico rivela però che è anche Gesù ad essere “profondamente colpito dal lebbroso”, tanto da tendere la mano e “persino toccarlo”, infrangendo così la Legge di Mosè che proibiva di avvicinarsi a un simile malato. E anche il Pontefice va al nostro quotidiano: “quante volte noi incontriamo un povero che ci viene incontro! Possiamo essere anche generosi, possiamo avere compassione, però di solito non lo tocchiamo. Gli offriamo la moneta, ma evitiamo di toccare la mano. E dimentichiamo che quello è il corpo di Cristo! Gesù ci insegna a non avere timore di toccare il povero e l’escluso, perché Lui è in essi. Toccare il povero può purificarci dall’ipocrisia e renderci inquieti per la sua condizione”.
“Toccare gli esclusi”; il pensiero del Papa va ai rifugiati come quelli che sono sul sagrato della Basilica: “sono i nostri rifugiati, ma tanti li considerano esclusi. Per favore, sono i nostri fratelli! Il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lascia venire tutti”. “La forza della compassione con cui Gesù ha guarito il lebbroso ha portato la fede di quest’uomo ad aprirsi alla missione. Era un escluso, adesso è uno di noi.” Dunque, la preghiera del lebbroso sia il nostro modo di rivolgerci a Dio, prendendo atto delle nostre miserie, “senza coprirle con le buone maniere”.
Gian Paolo Cassano

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