La parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO

a cura di Gian Paolo Cassano

Un appello all’Europa perché non abbia paura di Dio; è quello che ha rivolto il Papa nel corso dell’Udienza generale di mercoledì 8 giugno. “Ancora una volta è apparsa evidente a tutti noi la più profonda vocazione dell’Europa, che è quella di custodire e rinnovare un umanesimo che ha radici cristiane e che si può definire ‘cattolico’, cioè universale ed integrale”.

Benedetto XVI si è soffermato sul suo viaggio apostolico in Croazia e sul ruolo della famiglia cristiana nella Chiesa e nella società di oggi. “Nell’Europa di oggi – ha detto riecheggiando il beato Giovanni Paolo II – le Nazioni di solida tradizione cristiana hanno una speciale responsabilità nel difendere e promuovere il valore della famiglia fondata sul matrimonio, che rimane comunque decisiva sia nel campo educativo sia in quello sociale. Questo messaggio aveva dunque una particolare rilevanza per la Croazia, che, ricca del suo patrimonio spirituale, etico e culturale, si appresta ad entrare nell’Unione Europea”.

L’Europa ha bisogno delle famiglie cristiane e di aprirsi al Dio di Gesù che è Amore e Verità. Oggi di fronte al “moltiplicarsi delle separazioni e dei divorzi, la fedeltà dei coniugi è diventata di per sé stessa una testimonianza significativa dell’amore di Cristo”. Per questo questa fedeltà diventa “la prima educazione alla fede”, chenon è possibile senza la grazia di Dio, senza il sostegno della fede e dello Spirito Santo”.

Ricordando poi l’incontro con i giovani ha spiegato che la gioia della fede è “scoprire che Dio ci ama per primo”; questa “è una scoperta che ci mantiene sempre discepoli, e quindi sempre giovani nello spirito!”

Nell’Eucaristia di Pentecoste (domenica 12 giugno) in San Pietro ha parlato della Chiesa che è cattolica, cioè aperta a tutti, perché lo Spirito Santo l’ha creata come “la Chiesa di tutti i popoli …. Essa abbraccia il mondo intero, supera tutte le frontiere di razza, classe, nazione; abbatte tutte le barriere e unisce gli uomini nella professione del Dio uno e trino.” E’ lo Spirito Santo che “anima la Chiesa” ed “essa non deriva dalla volontà umana, dalla riflessione, dall’abilità dell’uomo e dalla sua capacità organizzativa, poiché se così fosse essa già da tempo si sarebbe estinta, così come passa ogni cosa umana. Essa invece è il Corpo di Cristo, animato dallo Spirito Santo”.

Al Regina Coeli, Benedetto XVI ha aggiunto che lo Spirito Santo “dà significato alla preghiera, dà vigore alla missione evangelizzatrice, fa ardere i cuori di chi ascolta il lieto messaggio, ispira l’arte cristiana e la melodia liturgica”.

Ha ricordato la beatificazione a Dresda (13 giugno) di Alois Andritzki, sacerdote e martire, ucciso dai nazisti nel 1943, all’età di 28 anni, nel lager di Dachau, come di un “eroico testimone della fede, che si aggiunge alla schiera di quanti hanno dato la vita nel nome di Cristo nei campi di concentramento”. Ha così auspicato che lo Spirito Santo possa “ispirare coraggiosi propositi di pace e sostenere l’impegno di portarli avanti, affinché il dialogo prevalga sulle armi e il rispetto della dignità dell’uomo superi gli interessi di parte. Lo Spirito, che è vincolo di comunione, raddrizzi i cuori deviati dall’egoismo e aiuti la famiglia umana a riscoprire e custodire con vigilanza la sua fondamentale unità”.

Gian Paolo Cassano

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