LA BELLEZZA NELLA PAROLA a cura di gpc

“Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, (…) e disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato.” (Gv 2,13.16)
Episodio che è colto in tutta la sua forza dal pittore cretese Dominikos Theotokopoulos detto El Greco (1541-1614), pittore, scultore ed architetto vissuto in Italia ed in Spagna, tra le più importanti figure del tardo Rinascimento spagnolo, considerato come il primo maestro del cosiddetto Siglo de oro.
L’opera (un olio su tela), eseguita nel 1600 circahttps://it.cathopedia.org/wiki/1600 è ora conservata presso National Gallery a Londra e si ispira al racconto descritto da Giovanni, l’unico a menzionare la “sferza di cordicelle”.
L’artista colloca la scena in un fiorente mercato con cambiavalute e vendita di animali (colombe, agnelli e buoi), che servivano per l’offerta del sacrificio.
Gesù è al centro, muovendosi come fosse in un sogno, mentre rovescia i tavoli dei cambiavalute e scaccia i mercanti d’animali sacrificali (posti a sinistra), mantenendosi perfettamente calmo, poiché è sicuro di compiere la volontà di Dio. A destra ci sono gli Apostoli, sopresi della forte azione del Signore: tra essi si può riconoscere Pietro (con l’abito giallo, tipico della sua iconografia), Giovanni (il più giovane), Andrea (piegato e vestito di Verde
El greco mostra un impareggiabile uso dei codici prossemici, del significato cioè che possono assumere i gesti e le posizioni del corpo e i rapporti degli oggetti in relazione a dove essi sono collocati. Entrando in una stanza, il fatto che gli oggetti siano disposti in un modo o in un altro, ci invia dei messaggi chiarissimi in una tripartizione che non è altro che l’allegoria della Chiesa nel periodo della Controriforma, che grazie alla riscoperta del vero messaggio di Gesù, avvia un severo processo di riordinamento e moralizzazione al proprio interno. Nella parete del Tempio, sono poi raffigurati due rilievi, che ricollegano l’evento al peccato (a sinistra, con la Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre) ed al sacrificio (quello di Isacco, che prefigura quello di Gesù).
Esortava Cesario di Arles: “i templi di Cristo sono le sante anime cristiane disperse in tutto il mondo. Esultiamo, poiché abbiamo ottenuto la grazia di essere tempio di Dio; ma insieme viviamo nel santo timore di violare questo tempio di Dio con opere malvagie. Perciò, fratelli, poiché Dio ha voluto fare di noi il suo tempio, e in noi si è degnato di venire ad abitare, per quanto dipende da noi cerchiamo col suo aiuto di allontanare ogni cura superflua e di raccogliere invece quanto ci giova. Se con l’aiuto di Dio agiremo in questo modo, allora, fratelli, potremo invitare il Signore nel tempio del nostro cuore e del nostro corpo”.

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